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Viaggi

Scappo dalla città: Bormio e l’Alta Valtellina

Un week end in montagna per sfuggire al caldo e all'afa della città

Quando abbiamo prenotato il nostro week end a Bormio ero un po’ scettica, sia perché sono sempre stata più per il mare d’estate sia perché non sapevo cosa avrei potuto mangiare nel regno del latte e burro. Mi attirava, però, l’idea di sfuggire per due giorni all’afa e al caldo di Milano e dintorni. Ed è stata un’idea felice, perché la montagna mi ha riportata all’infanzia, alle lunghe camminate che facevo con i miei genitori nelle vacanze estive quando non ero a Pisa con i nonni. Mi ha fatto ricordare un’altra me, che avevo scordato, che sembrava non appartenermi, invece è sempre stata lì, sotto la superficie.

Ma veniamo al week end. Bormio, che è all’interno nel Parco Nazionale dello Stelvio, offre diverse possibilità anche solo per due giorni. Potete fare lunghe passeggiate verso antichi rifugi, escursioni in bicicletta, ci sono diverse piste ciclabili, e percorsi di trekking. Ma se non siete particolarmente sportivi, come me, potete semplicemente girare per le vie della cittadina che vi sorprenderà per la temperatura mite, per la luce fino a tarda sera, cosa che non mi sarei aspettata in montagna, mi hanno spiegato infatti che Bormio è in una conca ampia e luminosa tra tre valli (splendide), per la gentilezza delle persone e per la pace e il silenzio che vi regnano. Non dormivo così profondamente da tanto tempo. Ricordatevi solo di portare una giacca, perché la sera la temperatura si abbassa parecchio, dopo cena c’erano 13 gradi!

Bormio-piazza

Girando per le vie del paese l’atmosfera di un passato ancora presente si sente nell’aria. Per prima cosa andate a dare un’occhiata alla piazza principale, Piazza Cavour, i cui edifici risalgono al 1620. Il Palazzo del Podestà, sede del tribunale e delle carceri, il Cortivo, un antico palazzo dove si riuniva l’assemblea pubblica e il Kuerc, che in dialetto significa coperchio, era il luogo dove un tempo avvenivano le riunioni del popolo. Sul retro è possibile ancora vedere una scritta che testimonia l’antico passato di Contea: Libertate quam maiores peperere studeat servare posteritas (i posteri si impegnino a conservare la libertà che gli antichi conquistarono). Alla sua sinistra c’è il basamento della berlina a cui venivano incatenati i condannati.

Ma a dominare la piazza è sicuramente la Torre delle Ore, risalente al 1498, sulla cui sommità ospita due campane ricavate dalla fusione della Bajona, la grande campana che un tempo era usata per richiamare la popolazione del Contado e delle valli circostanti in occasione di riunioni, feste o pericoli incombenti.

Una volta lasciata la piazza, arrivate fino al Ponte di Combo datato 1591, che, con la sua schiena arcuata, vi farà fare un ulteriore tuffo nel passato grazie anche alle due edicole votive affacciate sul torrente Frodolfo. Aggiratevi per le stradine, osservate le fontanelle, ognuna diversa, assaggiatene l’acqua (gelata), ammirate le antiche stüe in legno nelle case e i portali scolpiti, i meravigliosi fiori colorati, il cielo limpido e azzurro, ma soprattutto respirate a pieni polmoni.

Spesso per le vie abbiamo trovato riferimenti alla Contea di Bormio e questo particolare, oltre a farmi pensare inevitabilmente a Tolkien, mi ha ricordato racconti e leggende della Valtellina di streghe e folletti che popolavano i boschi, si nascondevano dietro gli alberi, facevano rotolare sassi a valle e si trasformavano in animali per imbrogliare i malcapitati viandanti. Quanti spunti per un luogo così piccolo!

Bormio è anche molto famosa per le sue acque termali. I Bagni Vecchi erano conosciuti persino nel I secolo d.C. poiché Plinio il Vecchio ne parla nella sua Naturalis Historia. Noi non ci siamo andati per mancanza di tempo e perché vorrei tornarci d’inverno, con il freddo e la neve.

Veniamo alla mia seconda preoccupazione, perché il pase mi conquistata subito, però restavo scettica sulla questione cibo, perché burro, latte, formaggio e panna sono i veri protagonisti della cucina valtellinese e della montagna in generale. Abbiamo deciso di cenare al Ristorante dell’Enoteca Guanella. Forse qualcuno di voi si ricorderà di questo locale grazie a Quattro ristoranti, il programma di Alessandro Borghese su Sky. Noi lo abbiamo scelto perché, oltre al menù, che non è tipico della Valtellina, infatti lo chef è piemontese, ci è piaciuta molto l’atmosfera. Un connubio di antico, dato dall’enoteca, e di nuovo, dato dal ristorante, un luogo luminoso, caldo e accogliente. Con un pavimento di assi in legno che danno la sensazione di essere lì da molto tempo e di avere delle belle storie da raccontare.

Appena seduti ho avvisato subito della mia intolleranza al lattosio, la proprietaria è stata davvero gentile ad elencarmi ogni piatto che non conteneva latte o derivati e ad indicarmi quali piatti sarebbero potuti essere preparati anche senza latte. La scelta, per ovvi motivi, non era molto vasta, però ho mangiato del salmone marinato che si scioglieva in bocca, dei birilli all’uovo (un tipo di pasta a forma di birillo appunto) alle vongole e una tagliata di scottona alla griglia davvero morbida. Il tutto accompagnato da un bicchiere di vino valtellinese bianco fruttato, il Rainoldi Ghibellino. Con stupore ho potuto assaggiare anche il dolce: pesche con cioccolata fondente e granella di amaretti.

Dopo una cena così (ovviamente non ho mangiato tutto questo da sola!), una bella passeggiata digestiva era d’obbligo. Così, girando per le viuzze, ho iniziato a cercare un posto dove poter fare colazione la mattina successiva, un luogo dove poter mangiare qualcosa senza latte. Dopo un paio di tentativi falliti, sono entrata per caso nel Bar Dolce Ozio, proprio davanti alla Torre delle Ore e ho chiesto se al mattino avrebbero avuto il latte di soia e delle brioches vegane o senza burro. E non solo le avevano ma ho potuto anche farmene mettere da parte una! La mattina ho fatto colazione, vista Torre, con una buonissima brioches vegana con marmellata ai frutti rossi e un cappuccino di soia schiumoso e fumante.

Poco dopo colazione siamo partiti alla volta di Livigno. Lo sapete vero che Livigno è zona extra-doganale e i profumi, le sigarette, la benzina, lo zucchero e gli alcolici costano meno? Purtroppo io non ho apprezzato molto il paese, perché mi è sembrato un outlet in alta montagna, pieno di persone che entravano e uscivano dai negozi tutti uguali, molto lontano da quello che avevo vissuto solo il giorno prima a Bormio.

Sulla strada ci siamo fermati a Trepalle, che è una frazione di Livigno, nonché la parrocchia più alta d’Europa, come c’era scritto sul muro dell’alimentari dove ci siamo fermati a comprare la bresaola e i panini.  Abbiamo deciso di mangiare al Passo del Foscagno su un tavolino da pic-nic in legno in riva a un laghetto delizioso. Una meraviglia, peccato solo per il vento e i 14 gradi! Ma siamo stati benissimo. La pace e tranquillità erano quello che cercavo.

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Adoro scoprire nuovi luoghi e sapori, amo viaggiare, sperimentare e fotografare. Questo è il mio blog di cibi senza latte, viaggi e posti dove mangiare nella mia Milano.

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